è la più grossa fra le specie di tritoni presenti in Italia. La femmina può infatti raggiungere i 20 cm di lunghezza totale, mentre il maschio non supera di regola i 15 cm; la maggior parte degli esemplari è compresa comunque fra i 10 e i 15 cm. In ambedue i sessi il colore delle parti dorsali va dal grigio-nerastro al bruno-olivaceo al bruno-nerastro, con varie macchie più scure del fondo irregolarmente disposte; la gola è nerastra o bruno-nerastra punteggiata di biancastro, mentre la regione ventrale va dal giallo all'arancio-rossiccio, con numerose macchie bruno-nerastre o nerastre, individualmente assai variabili per forma, estensione e disposizione. Il maschio, soprattutto durante la fase riproduttiva, possiede un'evidente cresta dorsale dentellata e, ai lati della coda, una banda biancastra, spesso soffusa di azzurro e con riflessi madreperlacei; la cresta manca invece di regola nella femmina, che, come i subadulti, è caratterizzata da una linea vertebrale dorsale e sopracaudale, di colore variabile dal giallo-verdastro chiaro al giallo al giallo-aranciato. Le larve, che hanno le parti superiori da giallastro a bruno con marmorizzazioni e macchie più scure, sono caratterizzate dalla coda terminante con un lungo filamento e dalle dita oltremodo allungate e sottili; alla metamorfosi le larve raggiungono di norma i 5-8 cm di lunghezza totale, ma eccezionalmente possono superare anche i 10 cm.
L'accoppiamento avviene in acqua e, come nel tritone alpestre, è preceduto da un complesso corteggiamento. All'epoca riproduttiva, che ha di regola luogo fra la fine dell'inverno e l'inizio dell'estate a seconda dell'altitudine, frequenta laghetti, stagni, pozze, abbeveratoi, fontanili, canali, torrenti a lento corso, fossi, raccolte d'acqua temporanee, ecc., tanto in ambiente boschivo quanto aperto, dove può trattenersi per lungo tempo anche dopo la stagione degli amori; la femmina depone di solito da 200 a 300 uova. Gli ambienti terrestri sono analoghi a quelli indicati per il tritone alpestre. In acqua gli adulti si nutrono di invertebrati acquatici di piccola e medio-piccola taglia, talora anche di avannotti e di uova, larve e metamorfosati di Anfibi, compresi esemplari più piccoli della sua stessa specie. I predatori sono più o meno gli stessi ricordati per la precedente specie
Il tritone crestato italiano, in base a ricerche biochimiche, è attualmente considerato una specie distinta dal Triturus cristatus, al quale fino a qualche anno fa era riferito. Il suo areale di distribuzione comprende la porzione meridionale della Svizzera, la regione alpina dell'Austria, la Foresta Viennese, la Slovenia occidentale, l'Istria e l'Italia, escluse le estreme aree alpine e le isole; è presente per introduzione anche nella Baviera meridionale (cfr. FRANZEN et al., 2002). .- è diffuso in gran parte dell'Italia continentale e peninsulare, a sud fino a circa il 39 parallelo. In Toscana è segnalato in tutto il territorio regionale, isole escluse, dal livello del mare a oltre 1800 m sulla catena appenninica.
La presenza di questa specie è stata verificata nell'area collinare della porzione centrale e meridionale del territorio in esame, fra 110 e 685 m. I quadrati U.T.M. con osservazioni recenti sono 6 sui 29 provinciali, più uno con dati museali; in totale i quadrati in cui la specie è segnalata sono pertanto 7 (24,1%). è tuttavia presumibile che essa sia in realtà presente anche in altre località della Provincia. Nella piana, nonostante le accurate ricerche, non è stato confermato e pare divenuto, nella migliore delle ipotesi, assai raro e localizzato. è comunque segnalato nelle aree di pianura protette delle province di Firenze e Pistoia immediatamente prossime ai confini provinciali pratesi.
Rispetto al passato il tritone crestato sembra in costante diminuzione nel territorio pratese, sia dal punto di vista della diffusione sia da quello della densità popolazionale, analogamente a quanto avviene un po' in tutto il suo areale. Cause principali di minaccia sono la progressiva distruzione e alterazione dei suoi ambienti riproduttivi (in particolare nelle aree periurbane e industrializzate), l'immissione di Pesci carnivori nelle pozze e nei laghetti collinari, il prelievo idrico dai piccoli corpi d'acqua, il pesticciamento del bestiame attorno e dentro le piccole pozze, l'uccisione degli esemplari da parte del traffico veicolare durante le migrazioni primaverili verso i luoghi di riproduzione. Il ripristino e la creazione ex-novo di ambienti idonei al ciclo vitale della specie sembrano le soluzioni più efficaci per la sua conservazione. Il tritone crestato italiano è inserito nell'all. II della Convenzione di Berna, negli all. B e D della Dirrettiva Habitat e nell'all. A della Legge Regionale toscana.
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